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Airbnb, dal 2025 esclusi gli host senza CIN: finora lo ha richiesto solo il 58%

A meno di due mesi dalla scadenza per l’obbligo di registrazione al nuovo sistema del codice identificativo nazionale (CIN), i numeri preoccupano: solo il 58% delle strutture italiane si è adeguato. E per chi non rispetterà la data Airbnb, principale piattaforma per gli affitti brevi, ha appena annunciato una misura drastica: dal 1° gennaio 2025 tutti gli annunci privi di CIN verranno rimossi.

L’urgenza è dunque palpabile. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento nazionale, ogni struttura ricettiva o immobile in affitto breve deve ottenere il CIN attraverso la registrazione al portale della Banca Dati Strutture Ricettive del Ministero del Turismo. Senza questo codice, gli host perderanno la possibilità di pubblicare il proprio annuncio su Airbnb, e probabilmente anche su altre piattaforme, mettendo a rischio una fonte importante di reddito.

Supporto agli host: è tempo di agire

Airbnb, consapevole dell’impatto che il mancato adeguamento potrebbe avere su migliaia di host, ha intensificato le iniziative di supporto:

  • Linea di assistenza dedicata, realizzata in collaborazione con Altroconsumo, per aiutare gli host passo dopo passo.
  • Notifiche e promemoria frequenti tramite l’applicazione, per mantenere alta la consapevolezza sulle scadenze imminenti.
  • Campagna informativa con video tutorial, linee guida e risorse utili per ottenere il CIN nel minor tempo possibile.

Nonostante questi sforzi, la percentuale di host in regola rimane ancora lontana dal 100%

Conseguenze per chi non si adegua

Gli host che non si registreranno entro la fine dell’anno si troveranno esclusi da Airbnb. Ciò non solo comporterà una perdita economica immediata, ma potrebbe anche esporre i proprietari a verifiche più stringenti da parte delle autorità locali, con possibili sanzioni amministrative.

Valentina Reino, Head of Public Policy di Airbnb Italia, ha dichiarato: “Il CIN rappresenta una soluzione semplificata rispetto alle normative locali frammentate, permettendo alle autorità di avere maggiore trasparenza sulla portata del fenomeno. Siamo lieti di collaborare con il Ministero del Turismo per garantire una transizione agevole a beneficio di host, città e del Paese”.

Il contesto economico e sociale

Per molti host, la locazione su Airbnb rappresenta una boccata d’ossigeno economica. Con un guadagno medio annuo di circa 4.000 euro, il 67% degli host dichiara che questa attività li aiuta a sostenere il crescente costo della vita. Tuttavia, non adeguarsi potrebbe trasformare questa fonte di reddito in un incubo burocratico.

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Redazione Extralberghiero.it