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Sanzioni fino a 8000 euro per chi non espone il CIN, ma la Santanché frena: “Non creiamo agitazione”

cin 2 gennaio

Al 2 gennaio il 79% delle strutture ricettive e degli appartamenti registrati nella banca dati nazionale risultano in possesso del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Sono oltre 451.000 su 571.000 le strutture che hanno completato l’iter previsto. La provincia di Matera guida la classifica nazionale con il 94,10% delle strutture dotate di CIN, seguita dalla provincia autonoma di Bolzano al 93,09%. In coda troviamo le province di Terni (54,33%) e Trieste (55,69%), dove il rilascio del codice è ancora largamente incompleto.

Le regioni con il maggior numero di codici emessi sono la Toscana (54.134), la Lombardia (48.463), il Veneto (48.747), il Lazio (40.244), la Puglia (36.720) e la Sicilia (35.411). È possibile monitorare lo stato di avanzamento sul sito istituito dal Ministero del Turismo, dove i turisti possono verificare l’autenticità di ogni codice.

Impatto fiscale e obblighi legali

Dal 2025, il CIN sarà obbligatorio anche per finalità fiscali. La nuova legge di bilancio prevede che il codice sia incluso nelle dichiarazioni fiscali e nelle comunicazioni delle transazioni effettuate tramite portali, che gli intermediari dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate.

Per le strutture che non si adeguano, le sanzioni in vigore da oggi 2 gennaio 2025 sono significative: da 800 a 8.000 euro per la mancata registrazione, e da 500 a 5.000 euro per l’assenza del codice negli annunci pubblicati o esposti all’esterno della struttura. Sanzioni simili sono previste anche per i portali telematici e gli intermediari immobiliari in caso di mancata indicazione del CIN. Ad oggi però non risultano annunci oscurati, anche perché gli stessi portali pare abbiano dato 30 giorni di tempo per adeguarsi agli operatori che hanno richiesto il CIN e non l’hanno ancora ricevuto.

Il sistema, nato per garantire trasparenza e legalità, si prepara ora ad affrontare la sfida dell’applicazione concreta, con l’obiettivo di rendere il mercato dell’ospitalità più sicuro e affidabile per operatori e turisti. La stessa ministra del Turismo Daniela Santanché ha però dichiarato di voler evitare un clima da caccia alle streghe, invitando alla ragionevolezza nel valutare le diverse situazioni, riconoscendo il contributo che l’extralberghiero dà all’economia italiana.
In una intervista di fine anno la Santanché ha infatti dichiarato: “Sugli affitti brevi mai un governo ha messo mano alla regolamentazione. Noi siamo il primo governo ad averlo fatto. Ma qualcuno dimentica che la proprietà privata è sacra. Qui bisogna tenere insieme due pilastri: la proprietà privata e l’emersione della concorrenza sleale e del sommerso. Per cui non creiamo agitazione. Nei primi mesi si procederà al fianco delle Regioni per verifiche e correzioni. Siamo decisi ma consapevoli che dobbiamo dialogare con tutti. Ad oggi quello che abbiamo raggiunto è un risultato straordinario. Abbiamo contattato le strutture singolarmente, massivamente, abbiamo collaborato con le associazioni di categoria, che ringrazio. Abbiamo avuto un grande spirito di squadra e condivisione. Una banca dati nazionale alimentata da 21 banche dati territoriali, un’impresa fatta in solo quattro mesi. Sicurezza, trasparenza, anti abusivismo sono i pilastri della riforma”.

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Redazione Extralberghiero.it